Il Barocco
Arte intesa innanzitutto come virtuosismo e decorazione, il Barocco ha lo stupore, la meraviglia come primi obiettivi. Esso capovolge lo stile rinascimentale che l’ha preceduto: non più equilibrio, ma complessità, ipertrofia, saturazione, in un processo ad accumulo che non esita di fronte all’eccesso e all’illusione pur di centrare spettacolarità e celebrazione.
Le decorazioni dilagano (stucchi, cornici, dorature, finti marmi), le curve dominano (ellissi, parabole, spirali, iperboli, possibilmente complicate da intrecci e sovrapposizioni), e tutto si flette, dalle gambe del tavolo alle facciate di palazzi e chiese (come in S. Chiara).
Il Barocco trova la più compiuta realizzazione in architettura. A differenza del Rinascimento, gli edifici si adattano agli spazi concessi dai centri di origine medioevale, senza forzarli all’ordine, ma sfruttandone l’irregolarità per ottenere ulteriore movimento (così San Filippo, il Duomo e la Chiesa della Misericordia di Francesco Gallo).
Le facciate diventano le quinte del “teatro della città”, arredi urbani e sculture diventano importanti elementi da orchestrare a complemento. Si scinde tra struttura e decori, gli interni sono essenziali e il resto è “rivestimento”. In pittura è il trionfo dell’illusione: i grandi affreschi a soffitto vengono concepiti nella prospettiva del fruitore e lasciano a bocca aperta oltre che a naso all’insù. Vere e proprie "trappole per l’occhio" costruite grazie alla padronanza estrema di tecniche prospettiche e pittoriche, sfondano spettacolarmente volte anche piatte aprendo una nuova dimensione dello spazio.
A Mondovì l’esempio più eclatante è la Chiesa della Missione, decorata da Andrea Pozzo (1642-1709), paradigmatica anche per l’uso di macchine sceniche teatrali a supporto dell’effetto illusorio e scenografico.
Il Barocco fu uno stile monumentale che poteva affermare o riaffermare prestigio, che si trattasse del papato o di una monarchia: fu così “lo stile della Controriforma” e dei Gesuiti, come delle sfarzose corti di Re Sole, Asburgo e Borbone. Ma fu anche uno stile pervasivo, che raggiunse luoghi ed edifici minori (cappelle, piloni, palazzotti) lontani dai grandi centri. Di entrambi gli ordini di grandezza, Mondovì e Monregalese presentano importanti esempi civili e religiosi, ad opera dell’architetto Bernardo Vittone (1704-1770), il cui studio dominò il panorama architettonico piemontese al di fuori delle Residenze Reali fino alla sua morte, e soprattutto del prolifico monregalese Francesco Gallo.