Mondovì e l'industria ceramica
I pizzi, il galletto, la Vecchia Mondovì
UNA LUNGA TRADIZIONE
A Mondovì, la storia della ceramica ebbe inizio nel 1805, in un fienile del rione Rinchiuso dove il medico giacobino Francesco Perotti avviò un piccolo laboratorio di maioliche. Ma, già nel tardo '600 e '700, viene citata da fonti storiche la presenza di numerose fabbriche di maioliche sul territorio, anche se questa attività non era legata alla città quanto alle campagne.
A favorire la nascita e lo sviluppo di questo settore produttivo destinato, nei primi anni dell'Ottocento, a soppiantare quelli preesistenti (in particolare la produzione di seta) fu la grande abbondanza di materie prime. Terre ricche di argilla, quarzite, dolomia, forza idrica, potenziali mercati e abbondante manodopera agevolarono le prime produzioni già caratterizzate dai bordi a pizzo di derivazione francese.
Nel 1807 Francesco Perotti aprì una seconda fabbrica per la produzione di manufatti in terra rossa invetriata nell'edificio detto "Il Convento", adiacente alla chiesa parrocchiale di Mondovì Borgato.
Poco dopo il savonese Benedetto Musso, attirato dalla disponibilità di capienti strutture, acqua, argilla, legno apre uno stabilimento a Carassone avviando il primo stabilimento per la produzione di terraglia tenera per la produzione di stoviglie, tra il 1808 e il 1814.
La ceramica lega a doppio filo la città con la Liguria: era di Albisola Giuseppe Besio che in città apre la sua fabbrica nel 1842.
Altri stabilimenti furono poi aperti dai F.lli Messa (1860), Lorenzo Beltrandi (1884), la Società Ceramica Italiana Richard Ginori (1897), Edoardo Barberis (1898) e nel circondario, in particolare a Chiusa Pesio, Vicoforte-Moline e Villanova Mondovì, si forma un vero e proprio distretto industriale.
LA VECCHIA MONDOVI'
La ceramica diventa l'elemento trainante del territorio e la seconda metà dell''800 divenne la vera età dell'oro della ceramica monregalese. In questo periodo vengono fissati gli stilemi produttivi "Vecchia Mondovì". È questa la denominazione che individua la produzione di stoviglie e oggetti d'uso comune, caratterizzata da soggetti di gusto popolare, stesi con poche e rapide pennellate dai colori vivaci: fiori, uccelli frutti, paesaggi e animali domestici e, ovviamente, il galletto dalla coda variopinta divenuto il simbolo della ceramica monregalese.
IL '900 E LA CRISI
Il settore inizia ad entrare in crisi negli anni Sessanta del Novecento quando il mercato tende a preferire manufatti porcellanati e con l’arrivo della concorrenza dei prodotti dell’Est. La maggior parte degli stabilimenti del monregalese chiude entro il 1972. L’unica a sopravvivere è la Besio, che ancora oggi, con il nuovo marchio Besio 1842, produce nel solco della tradizione.
OGGI LA CERAMICA È “DOC”
Scomparse le fabbriche storiche, in questi ultimi anni la ceramica monregalese grazie all’impegno di abili artigiani, ha visto riconvertire il proprio passato industriale in un presente a vocazione artigianale.
Oggi, alla ceramica di Mondovì è riconosciuta la denominazione di origine "Ceramica Artistica e Tradizionale grazie alla legge 188/90 che tutela la Ceramica Artistica e Tradizionale e la Ceramica di Qualità mediante l'istituzione dei marchi CAT e CQ. Una vera e propria Doc di cui si possono fregiare solo i ceramisti inscritti nel Registro dei produttori di ceramica artistica e tradizionale.
IL MUSEO DELLA CERAMICA DI MONDOVI'
Il Museo della Ceramica ripercorre la vicenda industriale e artistica tra l''800 e il '900, in un ricco alestimento distribuito su due piani e in 17 sale dello splendido Palazzo Fauzone di Germagnano, a Mondovì Piazza, con una collezione di oltre 600 pezzi ceramici. Altri 2.000 pezzi fanno parte del patrimonio del museo, custoditi in depositi visitabili a disposizione di studiosi, collezionisti e cultori della materia.