Da Mons Regalis ai giorni nostri
Monreagalesi dal 1198: indipendeti e allergici al potere
Nel 1198, Mondovì si chiamava Mons Regalis, Monte Regale: un nome che evidenzaindo i privilegi della Città, sottolineava anche la vocazione all'indipendenza dalle genti che dagli insediamenti vicini erano confluite sul colle ben protetto.
Ancora oggi gli abitanti si chiamano Monregalesi, ma il toponimo è poi divenuto Mondovì, da Monte di Vico (Vicoforte), il centro più vicino. La posizione strategica, l’insofferenza al potere, l’importanza che presto assunse (diocesi, città di studi, produzione e commercio, centro più popoloso del Piemonte) non le hanno risparmiato da allora alcuna vicissitudine della storia.
LE ORIGINI
Abitata fin dall’Età del Bronzo (come testimoniano gli scavi archeologici di Breolungi), prima dai liguri Bagienni poi dai romani che, nel II sec. a.C., vi costruirono una grande città (Augusta Bagiennorum), la zona della futura Mondovì, con la diffusione del cristianesimo del IV-V secolo, finisce sotto il controllo del Vescovo di Asti.
Nel IX secolo viene costituito un governo civile territoriale della zona tra le Alpi e i fiumi Tanaro e Stura, il Comitato di Bredulo, che resiste fino al 901, quando il Vescovo di Asti accentra i poteri spirituale e temporale.
DALLE INVASIONI BARBARICHE ALLA NASCITA DI MONDOVI'
XII-XIV secolo
Dopo aver conosciuto l’Impero, i longobardi, i franchi, infine i saraceni provenienti dalla Provenza (dalla cui cacciata nasce la maschera del Carnevale di Mondovì, il Moro), sul colle nasce una nuova comunità, lontana dal potere feudale e dai villaggi rurali domniati da signori e soldati. Qui iniziano a convergere genti provenienti dai centri vicini (Vico, Vasco, Carassone, Bredulo/Breolungi, Sant’Albano) e sorgono piccoli insediamenti e comunità religiose.
Nel 1233, dopo violenti scontri, il Vescovo di Asti riconosce l’indipendenza della giovane comunità e, nel 1388, con la bolla Salvator Noster di papa Urbano VI, la cittadina si svincola definitivamente diventando diocesi: Mons Regalis (Monte Regale) è all’epoca l’orgoglioso nome di Mondovì.
La popolazione cresce: Piazza Maggiore è il centro della comunità, intorno si strutturano i terzieri (Vico, Vasco, Carassone), a metà collina si sviluppa l’insediamento de La Nova, e alle pendici i più antichi rioni: Piandellavalle, Carassone, Borgheletto.
La debolezza militare, tuttavia, non consente di mantenere l’autonomia, e sino alla fine del 1300 il Monte Regale rimbalza a più riprese tra Vescovo d’Asti, Angiò, Savoia-Acaja, Visconti e marchese di Monferrato. Nel 1368 finisce addirittura in dote al figlio del re d’Inghilterra.
Nel 1396, in cambio di privilegi e diritti, Mondovì entra a far parte stabile del dominio di Casa Savoia-Acaja.
DAGLI "STATUTA" ALLA "GUERRA DEL SALE"
XV-XVII secolo
Il XV e XVI secolo vedono Mondovì diventare la città più popolosa del Piemonte. Vengono redatti gli Statuti della Città (Statuta Civitatis Montisregalis, 1425); si diffonde l’arte della stampa. Dai macchinari esce il primo libro edito in Piemonte (1472), fioriscono i cicli di affreschi tardogotici; a Breo si completa l’asse viario Beccaria-Sant’Agostino-Piandellavalle e si sviluppano i borghi di Rinchiuso, Borgato e Ripe.
Nel 1560 è tale il prestigio della città che viene riconosciuta sede dello Studio Generale del Regno Sabaudo.
La crescita si arresta bruscamente nel 1680, quando i Savoia violano i patti di sottomissione, imponendo una tassa sul sale; la dura Guerra del Sale si conclude nel 1698, con un editto che scioglie il Consiglio Generale del Monregalese e impone la frammentazione del territorio.
DALLA CARESTIA AL BAROCCO, PASSANDO PER NAPOLEONE
XVIII secolo
Guerre, carestie e pestilenze: all’inizio del '700 i 13.000 abitanti sono ridotti a 10.000. Ciononostante, Mondovì mantiene centralità politica e culturale: sono infatti monregalesi vari dirigenti del Regno di Sardegna e personaggi illustri (il marchese di Ormea, il conte di Cravanzana, i marchesi Fauzone, i conti Corte, l’abate Giovan Battista, il conte Dalmazzo Vasco, il fisico Giovan Battista Beccaria, lo storico Grassi di Santa Cristina, il poeta Francesco Regis…).
Lungo l'Ellero iniziano a svilupparsi mulini, fornaci, filande, setifici, concerie, manifatture di stoffe e cotone. Alla ritrovata vitalità corrispondono una ripresa demografica e una nuova veste della città: l’architetto monregalese Francesco Gallo trasforma Mondovì in un centro del Barocco.
In epoca napoleonica Mondovì rimane fortemente coinvolta nella Prima Campagna d’Italia di Bonaparte, in particolare si ricorda la battaglia del 1796. Il dominio francese, come per l’intero Piemonte, finisce con la Restaurazione, nel 1814.
IL RISORGIMENTO, GIOLITTI, LA "FUNE", IL VALOR MILITARE
XIX-XX secolo
I monregalesi tornano protagonisti nei moti rivoluzionari del 1821 e 1833, e nelle vicende del Risorgimento con il patriota mazziniano Giuseppe Biglia di Montaldo, Giacomo e Giovanni Durando, Massimo di Montezemolo. Nel 1842 vi nasce una figura chiave della politica tra i due secoli, Giovanni Giolitti.
All’agricoltura, alla filatura, alla produzione libraria, si affiancano concerie, cartiere, pastifici, fornaci, fabbriche di fiammiferi, di orologi da torre, industrie del metallo e del tannino e la ceramica, che si impone rapidamente tra le attività tipiche e trainanti. Nel 1886 Breo e Piazza vengono collegate con la funicolare. All’inizio del ‘900 Mondovì è straordinariamente operosa e dinamica e, con oltre 19.000 abitanti, è di nuovo la città più popolosa della Granda.
Il primo ’900 vede la nuova stazione ferroviaria e la nascita della zona residenziale Altipiano (Piano d’ingrandimento della Città, 1916-1927), il traforo della collina, il viadotto e la realizzazione della linea ferroviaria Torino-Savona (1933).
Durante la II Guerra Mondiale la città è occupata dai nazisti nel ’43 ed è decorata al Valor Militare per il ruolo nella Guerra di Liberazione.
E OGGI, UNA STORIA ANCORA TUTTA DA SCRIVERE!
L'immagine della Mondovì di oggi potrebbe essere la nuova funicolare, sintesi di storia, cultura e contemporaneità grazie al design di Giorgetto Giugiaro.
Ma la Città ha saputo aprirsi ed evolversi ancora. Il restauro degli affreschi di Andrea Pozzo, artista tra i più versatili del Barocco italiano, nella realizzazione di "Infinitum", insieme al rinnovato sistema museale dà la cifra dell'attenzione al patrimonio artistico sviluppata in questi anni. La collaborazione con Slow Food per quanto riguarda la filiera del cibo e dell'enogastronomia e lo sviluppo di nuove frontiere turistiche, galleggiando con le mongolfeiere fra le nuvole.
Oggi Mondovì è sede vescovile e universitaria, con il Politecnico di Torino e con sempre maggior convinzione sta sviluppando la sua vocazione culturale e turistica. Il rinnovato Museo della Stampa, il progetto di recupero della Cittadella, il percorso archeologico del Teatro Sociale e le suggestioni musicali nel tunnel di Mondovì Sotterranea sono la chiave di volta che consentirà di proseguire lungo questo cammino.