Chiesa di San Filippo
Opera di Francesco Gallo, insieme all’annesso convento dei Padri Filippini, la Chiesa di San Filippo è uno dei gioielli architettonici barocchi di Mondovì. Imponente e costosa, fu iniziata nel 1734 e portata a termine da Bernardo Vittone nel 1757. Il Gallo si ispirò alla Chiesa della Missione, sostituendo al fasto secentesco gesuita la sobrietà e la linearità dei Filippini. La chiesa è a una sola navata, con pilastri leggeri e due piccole cappelle, quasi nascoste nell’oscurità. E semplici sono le volte a botte, le curvature degli angoli e le pareti di intonaco senza elementi decorativi.
Uno strano posizionamento
Il monumentale edificio si affaccia su una minuscola piazza invece che su quella grande laterale di Via Beccaria. Ciò fu dovuto a sviluppi mai realizzati e perché la facciata non fosse sulla stessa via dell’antica chiesa dei Cammillani (Piazza C. Battisti).
Una struttura imponente
Basta una veduta dall’alto per rendersi conto dell’imponenza della chiesa. Colpiscono le proporzioni della costruzione, che si inserisce grandiosa nel contesto urbano preesistente. La facciata è in cotto, con possenti fiancate e raffi nati capitelli.
Il campanile è stato edificato in due fasi differenti e ciò è facilmente rilevabile: si nota infatti la differenza di muratura tra la parte bassa settecentesca e la parte alta che seguì il ritorno della congregazione nel 1818, dopo l’epoca napoleonica.
Arredi sacri e non solo
Sicuramente era di gran pregio l’altare maggiore, in marmo con fregi di bronzo dorato e argento. Venne venduto all’amministrazione del Duomo di Cuneo nel 1802 durante la soppressione degli ordini religiosi napoleonica, fu sostituito da una fedele copia in muratura.
Arredi di grande valore artistico si trovano all’interno della chiesa: il pulpito, disegnato dal Vittone; la cassa d’organo acquistata dai Filippini nel 1830 e attribuita a Filippo Juvarra; l’ancòna marmorea dell’altare di San Filippo, scolpita da G.B. Bernero e raffigurante la Vergine con bambino. E ancora da notare sono la pala pittorica del monregalese Giovanni Comendu e, nell’abside, la grande tela della Vergine, Sant’Anna e San Gioachino, opera del pittore di corte Vittorio Amedeo Rapous.
Il convento
Terminato dal Vittone, con uno sguardo al progetto del Gallo, il convento del complesso dei Padri Filippini ha un aspetto anch’esso imponente. Completato nel 1769 fu oggetto di successivi interventi di restauro, diretti soprattutto a conferire alla struttura una maggiore luminosità. Insieme alla chiesa contigua forma un bell’esempio di barocco piemontese.
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